Comune di San Damiano: "I marginali: leggi suntuarie e segni d'infamia"


Le leggi suntuarie erano antiche normative atte a disciplinare l’ostentazione del lusso a seconda delle classi sociali, del sesso, dello status economico, religioso o politico. Tali disposizioni assunsero rilievo a partire dal Duecento con l’espandersi degli scambi commerciali, l’arricchimento delle città e il diffondersi della moda di indossare abiti sempre più preziosi, simboli di ricchezza e potere. Ad Asti non si trova traccia di questa normativa il cui scopo era di limitare il lusso delle famiglie abbienti, applicando sanzioni pecuniarie, che portavano denaro nelle casse del comune, rafforzando i precetti morali invocati dalla dalla Chiesa. Lo comprova il cronista Guglielmo Ventura, descrivendo il modo di vivere dei Guttuari: I Solaro invidiarono i Guttuari perché erano più ammirevoli tra tutti i vicini: possedevano oro e argento in misura sovrabbondante e superavano gli altri astigiani, per dimore e castelli, torri, cavalli e armi; splendide erano le loro mogli: di bisso e propora erano le loro vesti e i loro copricapi adorni di splendide gemme.....ogni giorno forestieri si saziavano alla loro mensa. Tuttavia è probabile che anche ad Asti fossero previste norme precise per differenziare il rango delle fasce sociali. L'obbligo di portare sugli abiti un segno di riconoscimento, permetteva alla società dominante di raggiungere un compromesso con alcuni individui marginali, accogliendoli nella collettività, ma solo a patto di separarli e segregarli vigilando sulle loro diversità, considerate fonti di pericolo e di disordine sociale. Il colore maggiormente usato per distinguere gli emarginati era il giallo, ma si utilizzavano anche nastri, veli o motivi cuciti sulla veste. Il grigio invece, colore principalmente associato alla cenere, rappresentava la mortificazione del corpo e la compunzione in cui si spegneva ogni passione e ogni desiderio: ciò avveniva in cinere et cilicio, che consisteva nello spogliarsi dei propri abiti per indossare il cilicio sotto una veste cosparsa di cenere. Gli ebrei erano perseguitati e condannati a portare la rotella: una ruota di panno giallo sul lato sinistro del mantello, mentre le loro donne erano tenute ad indossare un velo giallo e a portare orecchini pendenti ad anelli. I lebbrosi indossavano una tunica di tessuto grezzo e segnalavano la loro presenza con oggetti sonori, quali campanelli appesi ai bastoni, nacchere o crécelle (raganelle) di legno. Emarginati furono anche coloro che rifiutavano i principi della dottrina cattolica: gli eretici furono condannati dalla Santa Inquisizione a portare la croce cucita sulla spalla, segno infamante tra i più umilianti e costretti a camminare pubblicamente a piedi nudi in camicia e brache con un fascio di verghe in mano. L'esclusione colpiva anche coloro che praticavano mestieri disdicevoli, quali boia, becchini, i mendicanti e i vagabondi, attori e ruffiani indossavano vesti o cappucci rossi, le prostitute erano confinate fuori le mura della città e obbligate a portare un nastro variopinto sulla spalla o un sonaglio. In caso di trasgressione le pene potevano essere pecuniarie o corporali, quali la fustigazione e l'esposizione alla gogna per una giornata. Il corteo rosso blu attraverso la rievocazione rappresenta episodi e scene di vita medievale, secondo i costumi e le usanze del XV secolo.