Borgo Santa Maria Nuova: "L'investitura a cavaliere"


La Cavalleria come ideale di vita e codice di condotta del guerriero a cavallo è un fenomeno tipico dell’età medievale.
Anche  Asti, come i maggiori centri dell’Italia settentrionale, risente della nuova cultura cortese proveniente dalle regioni della Champagne e della Borgogna, che esalta i valori cavallereschi: fin dal 1250 esiste in Asti una “Societas Militum” e negli Statuta Revarum viene menzionato il dazio per le lance da giostra; i simboli dell’investitura cavalleresca compaiono anche nella statua di San Secondo, addobbato da perfetto cavaliere tardo trecentesco.
Il giovane figlio del nobile che ambiva a diventare cavaliere doveva intraprendere un percorso impegnativo: all’età di sette anni abbandonava l’ambiente familiare per il tirocinio presso un “signore” che terminava, compiuti i ventuno anni, con l’investitura a cavaliere. La cerimonia di adoubment (addobbamento) era solenne: solitamente a Pasqua o a Pentecoste si teneva la “Benedictio Novi Militis”, durante la quale l’uomo in armi dichiarava fedeltà ai principi etico-religiosi della Cavalleria. L’aspirante cavaliere la sera prima si raccoglieva in meditazione: mentre le armi giacevano sull’altare egli vegliava, s’immergeva in un bagno purificatore, poi vestiva la clamide bianca ed entrava nella cappella dedicata a San Martino o San Giorgio e pregava. Al mattino avveniva la consacrazione: gli venivano consegnate la spada, gli speroni ed il cinturone e quindi pronunciava il giuramento del cavaliere.
E’ quest’ultima parte della cerimonia che viene rappresentata nel corteo storico: alla presenza delle autorità civili e religiose, il giovane paggio è in attesa dell’investitura; gli fanno corona altri giovani cavalieri che portano le insegne di san Giorgio e san Maurizio, gli speroni, la spada ed il cinturone, lo scudo. Seguono i nobili della casata con alcune dame che portano la veste bianca ed il mantello rosso usati dal cavaliere per la “veglia d’armi”.