Borgo San Pietro: "Hec somnia. Esperienze oniriche nel medioevo"

Per gli uomini del Medioevo i sogni, premonitori, rivelatori o istigatori, erano considerati preziose esperienze del soprannaturale, in costante contatto con la vita quotidiana: il mondo terreno era considerato il riverbero del mondo spirituale e il confine tra sogno e realtà era vago. I sogni erano manifestazioni del divino e visioni di esseri fantastici, apparizioni di santi e miracoli erano fenomeni piuttosto comuni.

Molteplici i sogni che poeti, scrittori e artisti inseriscono all'interno nelle loro opere, quale il sogno di Dante, che nel canto IX del Purgatorio viene trasportato da un’aquila dalle ali dorate fino alla sfera del fuoco.  Ma tutti sognano nella società medievale: uomini e donne, nobili e popolani, anche i bambini, che si credeva sorridessero nel sonno perché cullati dalla melodia delle sfere. Tuttavia la Chiesa metteva in guardia dai sogni fallaci, ritenendo l'esperienza onirica ambivalente e pericolosa; da una parte le visioni potevano avere una natura divina, dall'altra nascondere messaggi del demonio. Si veniva messi in guardia anche dagli incubi e dai succubi: i primi sottraevano energia, mentre i secondi erano ritenuti demoni donna di straordinaria bellezza, che miravano a sedurre gli uomini piegandoli alla loro volontà. La Chiesa considerava con sospetto gli oniromanti e condannava l'interpretazione dei sogni, opponendosi, con scarso successo, all'uso del libro della sorte, dell’almanacco dei sogni e del libro dei sogni.

Ma la fede nel potere dei sogni resta forte e diffusa, come dimostra la vicenda del milanese Gian Paolino Brivio, capitano di Asti (1425 – 1439), che venne guarito da una cancrena alla gamba dal santo martire Pietro da Verona apparsogli in sogno.

Il Borgo San Pietro affronta il tema del “somno et vigilia”, con i suoi simboli onirici, portatori di significati più grandi di quelli del quotidiano dell'uomo medievale.