Borgo San Marzanotto: "La giustizia è virtù più difficile della carità ed è scienza più necessaria della medicina"


Nel corso del medioevo il diritto mutò rispetto all’epoca romana.
Vennero fissate per iscritto consuetudini, conferendo loro forza di legge. Anche Asti ebbe una sua raccolta normativa i cui contenuti originari in part furono tramandati fino ai giorni nostri dagli  Statuti  di  Asti, esito della stratificazione legislativa della normativa comunale e in seguito approvati da Gian Galeazzo Visconti, Conte di Virtù, nel 1379. Ad essi vennero aggiunte via via le  Additiones  che contenevano decreti, patenti e conferme del Consiglio Generale o di Principi, e gli Statuta Revarum o dei dazi, che rivestivano massima importanza in materia fiscale.
I pilastri su cui poggiava l’amministrazione della giustizia erano il podestà, i giudici e i giurisperiti che intervenivano nei diversi gradi del  giudizio, di natura sia penale sia fiscale. A soddisfazione della parte lesa si comminavano pene pecuniarie e pene corporali.
Mentre le multe venivano suddivise in parti uguali tra la parte lesa, lo scopritore del reato e l’accusatore, le pene corporali –morte  per  rogo o per  impiccagione, mutilazione, fustigazione, che si  aggiungevano ad altri gravi provvedimenti quali bando ed esilio –venivano impartite nelle pubbliche piazze alla presenza dei nobili e della popolazione.
Esisteva poi una pena accessoria, la confisca dei beni comminata solitamente per reati contro il patrimonio.
Il Borgo San Marzanotto si propone di rappresentare uno spaccato di tale impianto giudiziario, riproponendo la pena capitale  inflitta  per  impiccagione, nonché una riproduzione, il più possibile fedele, delle pergamene su cui erano vergati gli articoli degli Statuti di Asti.