Comune di Moncalvo: "Bastone e palla: la soule à la crosse"


Nell’odierna comunità aleramica una delle pratiche sportive più seguite è l’hockey su prato, uno sport nel quale Moncalvo rappresenta l’unico club di tutta la provincia di Asti. Non tutti sanno, però, che l’hockey su prato ha origine antiche e che nell'Europa medioevale era assai popolare. Se è soprattutto nelle Isole Britanniche e in Francia che l'hockey su prato ha trovato terreno fertile, anche nella Marca Monferrina, specialmente durante i tornei cavallereschi, si ha notizia di giochi praticati con bastone e palla, meglio noti come “soule à la crosse”. Benvenuto San Giorgio, nella sua Historia Montis Ferrati, fa riferimento ad appositi statuti per questo ed altri giochi che stavano lentamente soppiantando il tiro con l'arco. Un censimento delle attività imprenditoriali, svolto a inizio ‘400 a Casale e nel basso Monferrato, certificava la presenza di botteghe dove venivano prodotte mazze e stecche per la soule à la crosse e per i numerosi giochi da essa derivati. I nobili lo praticavano nelle corti, in giardini ben curati o in appositi campi da gioco. Le persone comuni utilizzavano qualunque spazio a disposizione: campi fangosi, terreni sassosi o le trafficate via cittadine. Le mazze, leggermente ricurve a un’estremità, erano di solito realizzate in legno di frassino o noce, ma, pur di giocare, qualsiasi materiale di recupero poteva andare bene. La palla, invece, era solitamente in legno oppure in osso o in cuoio. L’obiettivo delle partite era di contendersi la palla tra giocatori e di scagliarla verso una meta delimitata da pali. Sebbene la mazza fosse lo strumento principale del gioco, si potevano colpire con le mani o con i piedi sia la palla sia gli avversari. Così il gioco diventava una mescolanza tra hockey su prato e lotta libera con contusi e feriti, a volte, anche gravi. Questo sport poteva contare su estimatori illustri anche tra il gentil sesso: Giovanna d’Évreux, terza moglie del re di Francia Carlo IV il Bello, era appassionata di un gioco che, dalle descrizioni che ci sono rimaste, appare molto simile all’hockey su prato: ella stessa vi prendeva parte, utilizzando una raffinata mazza in argento.
Proprio come nei tornei cavallereschi, la dama diventava madrina dei giocatori donando loro un fazzoletto, un nastro o un qualsiasi parte del suo abbigliamento e a lei era dedicata la vittoria. Inoltre, alla dama spettava il compito di offrire il premio della partita che spesso consisteva in una corona d’alloro in oro oppure un anello, un gioiello o una semplice ghirlanda.