domenica 31 luglio 2022

Bircolotti: “Importante essere ad Asti. A fine anno deciderò il mio futuro.”

Foto di Vittorio Ubertone

La nomina ufficiale, arrivata nel corso dell’ultimo Consiglio del Palio, ha sancito la riconferma di Renato Bircolotti quale Mossiere del Palio di Asti 2022.

Bircolotti salirà così per la sedicesima volta sul verrocchio di Piazza Alfieri, dove aveva dato nell’anno 2001 la sua prima mossa nel nostro Palio. Un ruolo poi ricoperto fino al 2015, con due sole assenze nel 2006 e nel 2011. Poi, dopo due anni di pausa, il ritorno nel 2018.

Abbiamo incontrato Bircolotti lo scorso fine settimana, in occasione delle prove d’addestramento e abbiamo scambiato alcune chiacchiere con lui, in una carrellata che ha ripercorso la sua storia astigiana e l’annata 2022 che lo ha visto Mossiere nei Palii di Fucecchio, Legnano e Siena. Senza perdere di vista il futuro, sul quale Bircolotti ha lasciato un punto interrogativo.

Bircolotti a settembre tornerai sul verrocchio di Piazza Alfieri. Cosa rappresenta per te il Palio di Asti?

“Il Palio di Asti, come ho detto tantissime volte, è stato il mio battesimo quindi per me è importante esserci, finché potrò e avrò voglia perché è quello che mi ha fatto iniziare tutto dal lato diciamo importante del Palio.”

In questa annata hai dato la mossa a Siena ed anche a Fucecchio e Legnano. Come giudichi il tuo operato che in alcune circostanze è stato oggetto di alcune critiche?

“L’operato di un Mossiere è facilissimo da criticare. C’è modo e modo, però, di criticare il suo operato. Ci sono delle mosse che sono completamente sbagliate, altre che vengono giudicate sbagliate solo perché non si è partiti davanti e altre che sono così così. Legnano è stato un Palio lineare, senza problemi. A Fucecchio siamo arrivati al buio ma il Mossiere asseconda la partenza dei fantini. Il Mossiere, se il comportamento di chi è tra i canapi è collaborativo, dà la partenza. Sono loro che sono dentro ai canapi e se non vogliono partire ti mettono in crisi, soprattutto dove c’è la rincorsa. Basti guardare la mossa del Palio dell’agosto 2019 a Siena, con quattro cavalli completamente girati e nessuno che poi abbia detto nulla. Adesso si è fatto un Palio di Siena mutilato, con l’ultimo anello che era la partenza ma già dal primo anello della catena si sono persi i pezzi per strada e sembra che si volesse avere la risoluzione dei problemi in Piazza. Il pesce, però, puzza sempre dalla testa e non dalla coda.”

Siena e Fucecchio da una parte, Asti e Legnano dall’altra. Da Mossiere quanto cambia il lavoro in un Palio con o senza la rincorsa?

“La mossa senza rincorsa è molto più complicata. Con la rincorsa ho imparato che quando entra devono stare svegli gli altri. In un Palio come Asti, con tanti cavalli al canapo, ma anche come Legnano è il Mossiere che deve portare i fantini al canapo o metterli nelle condizioni ideali per partire.”

Al termine di questo 2022 avrai dato la mossa a Fucecchio, a Legnano, a Siena e ad Asti. Si è chiuso così un cerchio. Cosa auspichi per il Palio di settembre e come vedi il tuo futuro professionale?

“È stata un’annata particolare. Mi ero prefisso di avere, qualora mi avessero chiamato, gli impegni di Fucecchio, Legnano ed Asti. Siena è stato un fuori programma venuto fuori in maniera inaspettata in tre ore, quando sono passato da essere vice Mossiere ad essere nominato Mossiere. Davanti non c’è stata quindi una preparazione alle spalle che può essere quella con la quale viene preparato un Mossiere quando sa di essere ingaggiato. Mi sono trovato lì con un organismo differente rispetto a quello degli altri Palii. È stato un Palio strano, mai capitato in 500 anni (forse troppi), come detto anche da Aceto.

In vista del Palio di Asti non mi aspetto più niente. Cercherò di salire sul verrocchio ed essere tranquillo. Ho imparato a conoscere molta gente dopo il Palio di Siena e mi sono fatto un’idea sulle persone con cui puoi lavorare. Forse ora posso fare una scrematura di tantissime persone che si sono dimostrate diverse da cosa dicevano di essere. Questo inasprisce il mio modo di fare, anche perché io non ho mai avuto vincoli. Renato Bircolotti farà sempre quello che vuole e agirà di sua testa nel bene e nel male ma sempre senza vincoli. A fine anno deciderò cosa fare perché dopo 30 anni posso dire di aver fatto tutto quello che c’era da fare e di poter decidere se andare avanti o fermarmi. Quello del Mossiere non è un lavoro, ti chiamano. Se ti chiamano per 30 anni hai dimostrato di essere qualcosa, altrimenti non sei nulla.”