domenica 28 ottobre 2018

Andrea Coghe: "Dopo Siena sono sempre lo stesso ma ora spero che qualcuno voglia conoscermi. Ad Asti...."


La vittoria al termine di un Palio rocambolesco, con il cavallo scosso Remorex che, dopo essere stato condotto sino alla prima posizione dal suo fantino, nell'ultimo giro aveva proseguito scosso la sua corsa sino al bandierino. Poi l'esplosione di gioia del popolo della Tartuca e quella di Andrea Coghe, per la prima volta vincitore in Piazza del Campo. Una vittoria, quella ottenuta sabato scorso nel Palio di Siena Straordinario, che Tempesta ha ricordato e raccontato a "Il Canapo", in una chiacchierata che non lo ha visto sottrarsi neanche alle domande sul suo passato, sul suo futuro, sugli attacchi portati al mondo del Palio e sul prossimo Palio di Asti.

Andrea, come ci si sente una settimana dopo aver vinto il Palio di Siena?
"Mi sento sempre uguale. Sono più soddisfatto sicuramente perché ho raggiunto un obiettivo e ho realizzato il mio sogno. L’umore quindi è alto ma io sono sempre Andrea."

Partiamo da lontano. Il mercoledì pomeriggio, dopo la Tratta, si formano le accoppiate e per te pare non esserci posto tra i 10. Cosa pensavi in quelle ore?
"Sono stati momenti difficili. Dopo un periodo intenso per gli appuntamenti, negli ultimi giorni sotto Palio avevo capito di avere pochissime chance concrete e la Tartuca era una di queste. Ero consapevole di non poter scegliere e sapevo che la mia monta sarebbe stata subordinata alle scelte degli altri. Aspettare, poi, non è mai bello ma sentivo più serenità rispetto a luglio e ad agosto, forse perché ero più preparato e quindi l’ho vissuta con più serenità."

Poi arriva la notizia di te alla Tartuca. Raccontaci quelle ore. 
"Ci siamo sentiti nel pomeriggio e loro mi hanno detto che avrebbero fatto la prima prova con Giannetti. Non mi hanno detto nient’altro se non che ci saremmo sentiti dopo la prova. Dopo la prova aspettavo ma non volevo stressare nessuno. Ad un certo punto, mentre ero seduto in giardino, è arrivata una macchina e mi ha preso."

In quel momento che Palio pensavi di poter fare?
"Quando ti vengono a prendere non pensi a che Palio potrai fare. In quel momento sapevo solo che ce l'avrei messa tutta. Da lì in poi ho impiegato qualche giorno a entrare nell’ottica della corsa con la nemica perché all’inizio non trovavo differenze con le altre due esperienze, seppur con la consapevolezza che la presenza della rivale comportava un compito diverso. Però questo l’ho iniziato a maturare prova dopo prova."

Arriviamo a sabato, al Palio. Al via Chiocciola in testa e tu nelle retrovie. Cosa hai pensato in quel momento?
"Già durante la Prove avevo capito che, sicuramente, la Chiocciola sarebbe partita davanti. Nelle prove, però, avevo sentito bene il mio cavallo e avevo studiato tutte le traiettorie sia sul momento sia riguardandole in TV. Ero consapevole di poterli passare da dentro, con il rischio maggiore al Casato dove Remorex non girava benissimo. Però ero disposto a tutto, anche a cadere."

E così accade. Dopo la partenza nasce la tua rimonta che con traiettorie interne ti porta in testa. Poi però la caduta. Cosa hai provato in quei secondi?
"Quando sono caduto sono rimasto stordito. Il mio primo ricordo che ho sono i barellieri che volevano caricarmi sulla barella e io che gli dico di no e resto in piedi. A quel punto loro mi hanno detto che stavano arrivando cavalli, io mi sono girato sulla sinistra, ho visto davanti il cavallo biondo e ho capito."

Così arriva la vittoria. Quella vittoria che qualche mese fa avevi promesso avresti un giorno dedicato a tua figlia. Credevi sarebbe potuta arrivare dopo così poco tempo?
"Ero convinto che prima o poi un Palio l’avrei vinto. Avevo e ho una motivazione che mi spinge a essere convinto. Lavoro con scrupolo e in maniera malata. Per me non è un lavoro perché faccio quello che mi piace fare e quindi la mia motivazione è diversa da chi lavora per guadagnare. Ho sempre avuto stimoli e motivazioni e non ho mai mollato. Ero consapevole che con la giusta opportunità avrei potuto vincere ma obiettivamente non credevo di averla in tempi così brevi."

Andrea Coghe ha sempre diviso chi credeva in te e chi non ti ha mai dato fiducia. Cosa ti senti di dire a queste due parti?
"A chi mi ha dato fiducia e a chi c’è sempre stato non posso che dire grazie perché mi hanno aiutato a superare i momenti bui e mi hanno dato la forza per smaltire le delusioni. In primis mia moglie, mia figlia, mia sorella, i miei genitori e tutti i miei famigliari, ma anche tanti amici, anche più di quanti si possano pensare io abbia. Chi non ha voluto conoscermi invece è chi non mi ha mai stimato, perché chi ha voluto farlo ha poi iniziato a stimarmi. Ora spero che qualcuno abbia voglia di ricredersi e abbia voglia di conoscermi prima di tutto da un punto di vista umano. A chi invece continuerà a non volerlo fare dico grazie perché mi darà la spinta a impegnarmi ancora di più e a dimostrare che sbagliano."

Siena, o per meglio dire tutto il mondo del Palio, è stato in questi giorni sotto attacco. Tu che di professione fai il fantino e che in mezzo ai cavalli sei cresciuto cosa ti senti di dire?
"Chi attacca il mondo del Palio lo fa perché non sa di cosa parla e lo fa per interesse perché il Palio ha una risonanza forte. L’ambiente delle competizioni ha il rischio di incidente, qualunque sia la competizione. Personalmente non mi sento di dividere gli umani dagli animali per poter dare peso maggiore a uno dei due. Gli animali sono per me come le persone e con loro instauro un legame come quello che instauro con gli essere umani e come me fanno anche tutti gli altri. Per questo faccio fatica a mettermi nella testa di chi critica."

Uno sguardo al futuro. L’annata 2018 per te non era stata troppo felice fino a sabato. Cosa ti aspetti dal 2019 dopo aver vinto a Siena?
"Come detto prima non mi aspetto nulla. Non credo di essere diverso da prima e sono sempre lo stesso Andrea Coghe. Vincere a Siena però può aiutare in tutto il panorama dei palii. Spero quindi, pur non aspettandomi niente, che qualcuno abbia mezza voglia in più di scambiare due chiacchiere con me."

Chiusura su Asti. Un Palio dove hai avuto fortune alterne e dove, dopo l’esperienza nel 2017 con San Paolo, non hai trovato spazio nello scorso settembre. Nel 2019 pensi di tornare in Piazza Alfieri?
"Non credo nella fortuna ma nel destino e il destino va aiutato. Ad Asti ci sono state prestazioni più buone di altre ma per me un Palio non vinto significa che si è sbagliato qualcosa. Ad Asti quando non vai neanche in finale è perché hai fatto degli sbagli e non voglio dire che è stata la sfortuna. Penso però di non aver fatto errori così gravi da restare a piedi. L’unico Palio astigiano dove posso imputare colpe alla sfortuna è quello che ho corso a San Paolo dove tra il posto esterno al canapo, la partenza infelice non per colpa mia e il colpo preso che mi ha fatto andare sui materassi e fatto cadere non sono stato fortunato. Per me il Palio di Asti, dopo quello di Siena, è il più bello perché serve tecnica, è importante la scelta dei cavalli ed è un Palio che mi piace. Non sempre purtroppo ho corso con i cavalli migliori. Detto questo io spero ci sia qualcuno che abbia voglia di puntare su di me. Ho ampliato il parco cavalli con nuovi mezzosangue e spero di meritarmi un posto nel 2019",